Massimo Ferronato fa parte del mondo Internet da più di trent’anni. Ne conosce l’architettura logica e fisica, i vari livelli di rete e i protocolli di comunicazione come pochi. Ha contribuito a sceglierli e svilupparli nel corso degli anni, lavorando in giro per il mondo per imprese private e per istituzioni europee. È un tecnico che, come tutti i veri esperti, riesce a parlare di argomenti difficili con semplicità ma senza trascendere nella banalità o nell’inesattezza. Ha un approccio naturalmente ingegneristico: scompone un problema nelle sue parti costituenti, le analizza, individua possibili soluzioni e le testa fino a trovare quella ottimale in quel contesto. Non ha preclusioni “ideologiche” sulla tecnologia: soluzioni proprietarie od open possono rivelarsi entrambe utili, dipende dai casi.
Si è interessato alle tecnologie blockchain fin dall’inizio, dalla nascita di Bitcoin. È stata una conseguenza naturale della sua conoscenza del mondo informatico; sa che le blockchain sono una confederazione di tecnologie, algoritmi e procedure già note, assemblate per ottenere un nuovo strumento.
Studiando e osservando l’evoluzione delle blockchain e dei registri distribuiti, prima nel campo delle criptovalute poi negli altri settori, Massimo ha sviluppato il suo personale approccio:
“A mio avviso occorre essere agnostici e pragmatici: agnostici per non concentrarsi solo su una blockchain o una tipologia (permissionless o permissioned) data la varietà e velocità di evoluzione di queste tecnologie; pragmatici perché la blockchain non è “la Soluzione” per ogni settore e ogni problema, ma un valore aggiunto che può essere messo a disposizione delle aziende sotto opportune condizioni.”
Come si può dedurre, è il settore enterprise quello che Massimo vede come focus per il suo lavoro.
Con la nascita di Mangrovia Blockchain Solutions nel 2017 e attraverso il confronto con gli altri fondatori e soci avviene una sintesi tra questa visione e una improntata sugli aspetti sociali e “politici” delle tecnologie DLT e blockchain.
Ma cos’è una blockchain vista da un punto di vista aziendale e cosa offriamo noi di Mangrovia alle imprese? Il nostro CTO risponde così:
“Una blockchain non è altro che un archivio, un po’ più sofisticato, che permette di gestire dati in maniera sicura anche quando sono fatti “uscire” dall’ambiente protetto di un’azienda. I dati, quindi, possono essere condivisi, a vario livello, con entità esterne come fornitori, partner, distributori, utenti finali, autorità di controllo e anche con altre imprese, sempre mantenendo alta la sicurezza e l’integrità dei dati stessi. Si crea un ecosistema integrato da cui è possibile, per tutti gli attori in gioco, trarre un valore aggiunto che altrimenti non sarebbe possibile.”
Aggiunge Massimo: “Non amo i sistemi inutilmente ridondanti e preferiamo, in Mangrovia, un approccio che minimizzi l’impatto e i costi per le imprese che si rivolgono a noi. Il nostro scopo è creare un “middleware”, un’interfaccia che faccia dialogare i sistemi già presenti in azienda con ogni tipo di blockchain.”
Bisogna infatti capire che ogni azienda può e sempre più potrà far parte di molteplici consorzi, agglomerati, supply chains, ognuna con la propria blockchain. Queste tecnologie evolvono rapidamente, per cui una blockchain usata oggi potrebbe esser soppiantata da un’altra nel giro di poco tempo.
È necessario operare quel che Massimo chiama “decoupling”, una separazione tra archivi e sistemi già presenti all’interno dell’azienda e l’infrastruttura blockchain che notifica, distribuisce e conserva i dati nell’ecosistema esterno.
“Questo disaccoppiamento permette l’integrazione ma anche l’indipendenza rispetto alle blockchain e favorisce quel che viene chiamato un approccio “legacy”, di compatibilità con l’esistente”.
Sfatiamo quindi uno dei tanti miti che circolano intorno alle tecnologie a registri distribuiti: non si parla di software o architetture estremamente complesse, difficoltose da gestire e che devono soppiantare tutto quel che già c’è in azienda.
“Del resto” — aggiunge Massimo — “non è così difficile esportare o importare dati da una blockchain: le operazioni fondamentali che vi si possono compiere sono di lettura o scrittura. Quello che occorre progettare con attenzione è il workflow di questi dati, gestendo autorizzazioni e privilegi che controllano il flusso (condizionato) dei dati.
“Le nostre soluzioni non sono focalizzate su un unico problema o su un’unica attività; a partire da un’analisi e valutazione dell’esistente, forniamo servizi e architetture che permettono alle aziende di sviluppare asset digitali, puri o legati a prodotti fisici e di interfacciarsi con diverse blockchain. Questo contribuisce a creare valore sfruttando i vantaggi ed esplorando le molte opportunità offerte da questa tecnologia.”
Un aspetto da non trascurare in progetti di questo tipo riguarda la standardizzazione dei dati: con tante entità coinvolte nell’ecosistema industriale, il rischio (spesso la norma) è quello di avere una babele di standard diversi che non permettono comunicazioni e transazioni efficienti. Avere dati coerenti e univocamente interpretabili permette un grande risparmio di tempo e di costi nelle transazioni. Realizzare un’architettura blockchain costituisce un incentivo (se non un obbligo) a questa ricerca di standard.
“Penso che la blockchain nei prossimi cinque anni diventerà una tecnologia di base per la maggior parte delle applicazioni all’interno dell’azienda.”, conclude Massimo.
Fornire un ”interprete”, un’interfaccia tra il mondo aziendale e quello delle blockchain è dunque l’obiettivo principale di qualsiasi soluzione Mangrovia. Tale intento, unito a un know-how ed elevate competenze tecniche, ha dato vita a un middleware semplice, integrato ed efficiente, rendendo più familiare la tecnologia blockchain.
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